Si parla, o meglio la persona che ha chiesto aiuto parla. Il terapeuta ascolta in silenzio, a volte interviene, pone domande, fornisce interpretazioni.
Parlando si dà forma ai pensieri e ai sentimenti. L’invito del terapeuta è di dire tutto quello che passa per la mente senza preoccuparsi che ciò che si dice abbia un senso reale.

A differenza di quando si parla con un amico, si ha davanti un individuo che conosce la mente umana, l’inconscio e i suoi meccanismi di difesa.
Il terapeuta non è invischiato come può esserlo un amico, e non dà consigli come danno gli amici.
Il terapeuta aiuta a rendere consapevoli processi che di solito sono inconsci.
È un’analisi che avviene a due menti, per questo è importante che ci sia empatia, in quanto il percorso potrebbe essere doloroso, perché a volte l’intensità delle emozioni è tale che ci si sente come un vaso chiuso per anni che improvvisamente scoppia mostrando cose inaspettate, volontariamente o involontariamente nascoste nel profondo della propria anima.

A volte in terapia ci si annoia, perché si mettono in atto meccanismi inconsci che bloccano il flusso di emozioni deviando l’attenzione su altro.
A volte in terapia ci si diverte perché può succedere che durante l’interpretazione di un sogno ci si renda conto di automatismi che si mettono in moto, atteggiamenti, reazioni, sensazioni agiti senza esserne consapevoli, perché tenuti ben segreti al conscio.
A volte in terapia ci si sente protetti o attaccati, perché si attivano processi di difesa che di solito si innescano in tutte le relazioni. In questi casi il terapeuta cercherà di renderli evidenti per superarli.

La terapia è dunque un momento di "caos creativo" dove la persona e il terapeuta cercano insieme di percorrere il trama della vita, in cui la persona impara a superare problemi e disagi e a sviluppare una propria forza e autonomia interiore